Kevin Cattivelli | Ritrovarsi in ogni luogo.
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Ritrovarsi in ogni luogo.

Un mio paziente mi ha recentemente raccontato del suo desiderio di visitare i luoghi che ha incontrato, e di cui si è innamorato, in alcuni dei libri letti durante gli anni. Territori lontani, località misteriose e scenari mozzafiato che quest’uomo ha respirato e ha “visto”, attraverso le descrizioni e le parole stampate sulle pagine di questi libri. Sebbene questi luoghi siano stati da lui semplicemente immaginati e sognati, non credo si possa negare che di questi luoghi lui abbia fatto una reale esperienza e che li abbia, in una certa misura, esplorati e vissuti.

Ciò che vediamo e immaginiamo mentre leggiamo un libro è qualcosa che proviene inevitabilmente da noi stessi, dalle nostre esperienze, dai nostri ricordi e dalle nostre fantasie; attivamente costruiamo e componiamo quelle figure e quegli sfondi che distintamente scorrono nella nostra mente e si palesano quando chiudiamo gli occhi.
Ma facciamo decisamente di più. Mentre disegnamo e rappresentiamo questi scenari, riversiamo in essi i nostri sentimenti e li inondiamo con le nostre emozioni più autentiche che colorano e animano la nostra esperienza del trovarci lì, in quel momento. Mentre camminiamo questi luoghi, “sentiamo” parti di noi che affiorano e che emergono; per esempio, immaginando di trovarci in cima ad una montagna con lo sguardo rivolto a valle, possiamo sentire un piacevole senso di libertà e di silenzio impregnato di un fresco profumo d’acero, oppure possiamo sentire un angosciante senso di solitudine e di isolamento reso pungente dalla temperatura montana. Quello che proviamo in questi momenti ci sta dicendo molto rispetto a noi stessi; potremmo dire che in in questi momenti, creativamente intensi, noi stiamo incontrando e conoscendo noi stessi.
Certamente le parole e le atmosfere suggerite dal testo stimolano la nostra capacità immaginativa che tuttavia si realizza spontaneamente, senza sforzo e senza un controllo cosciente; quello che sogniamo mentre stiamo leggendo sgorga liberamente dall’incontro tra le nostre fantasie (e le nostre paure) e quello che di queste nostre fantasie troviamo nelle parole che compongono il testo.

Che significato può avere, quindi, il desiderio di ritornare (o scoprire) in questi luoghi? Si può provare nostalgia per un luogo in cui non si è fisicamente mai stati?

I finlandesi utilizzano il termine “Kaukokaipuu” (“kauko” – lontano e “kaipuu” – brama) per definire la nostalgia di un posto in cui non siamo mai stati. Le emozioni, eventi psichici fortemente caratterizzati dalla dimensione inconscia e meno consapevole, non seguono percorsi temporali e spaziali lineari. Essere nostalgici di un luogo che non si è mai visto è possibile perché quell’emozione riguarda tutti i luoghi del mondo, l’altrove, l’alternativa al tempo presente.
Questa emozione riguarda noi nel mondo e non ha a che fare con un luogo fisico ma con la storia personale che racconta. La kaukokaipuu ci fa vivere direttamente la sensazione che il tempo e lo spazio non esistano; è un’emozione che riguarda il futuro, il presente e il passato e si condensa in un attimo.

Scrivo questo perché credo sia utile per portare l’attenzione su ciò che il mio paziente desiderasse ritrovare. Il suo interesse non riguardava la semplice curiosità di “verificare” che i luoghi immaginati in precedenza corrispondessero o meno ai reali luoghi descritti e raccontati nei libri. Solo in parte il desiderio consisteva nel ripercorrere le orme degli autori e, per un momento, sostituirsi ad essi.
Quello che muoveva il suo desiderio è il bisogno di ritrovare quelle emozioni e quelle parti di sé che ha sentito affiorare mentre immaginava i luoghi descritti nei libri; il bisogno di tornare in quei luoghi per incontrare, nuovamente, sé stesso.

(La fotografia, scattata dal fotografo Fabian Schubert all’artista Hank Schmidt in der Beek, fa parte di una serie di fotografie ironiche in cui l’artista viene mostrato mentre visita diversi luoghi suggestivi per disegnare semplicemente la trama della sua maglia).

(Watt Smith, T. (2015). Atlante delle emozioni umane. UTET Editore, Milano 2017, pp. 175)