29 Lug “Io sono il padrone del mio destino: io sono il capitano della mia anima” (e il custode della mia storia).
È accaduto più di una volta che questi due versi della famosa poesia “Invictus” di William Ernest Henley risuonassero tra i pensieri di miei pazienti; un riferimento culturale che sembra ben accogliere il bisogno di riscatto e di autonomia, l’irrinunciabile esigenza di sentirsi protagonisti della propria vita assumendone il “timone”.
La poesia nasce tra le pieghe delle lenzuola di un letto d’ospedale, dove Henley si ritrovava, ancora una volta, a causa di una grave forma di tubercolosi ossea che lo aveva portato all’amputazione di una gamba. Eppure, nella condizione di grande sofferenza e tormento, Henley sembra rivendicare con forza e convinzione il ruolo di “capitano” della sua nave che persino “sotto i colpi d’ascia della sorte” può risollevarsi grazie all’indomita natura della sua anima.
Nelson Mandela, durante i suoi 27 anni di prigionia per la lotta all’apartheid, ha trovato conforto e motivazione proprio in questi versi che hanno accompagnato, come un mantra, la sua invincibile resistenza trascorsa nella cella in Sudafrica.
Questi versi sembrano un invito a riaffermare la propria identità, un inno alla resilienza nei confronti delle sfide che la vita ci impone; Henley mette al centro sé stesso, l’unica persona legittimata a decidere per sé.
La sensazione di essere “padroni” del nostro destino, e quindi, per certi versi, di poter “controllare” le nostre scelte e la nostra direzione, coinvolge la personale visione del mondo in cui siamo immersi.
In psicologia un costrutto di riferimento molto utilizzato è il cosiddetto “Locus of Control” (J.B. Rotter; 1954).
Il LOC (Luogo di Controllo), secondo questo costrutto, può essere “interno” o “esterno”, a seconda che la persona attribuisca il proprio successo/insuccesso a fattori direttamente collegati all’esercizio delle proprie abilità, volontà e capacità (interno), piuttosto che il frutto di fattori esterni imprevedibili quali il caso, la fortuna o il destino (esterno).
Il Locus of Control si presenta quindi come un continuum con due polarità agli antipodi in grado di definire anche il senso personale di responsabilità; riconoscendo una preponderanza di fattori esterni (come il caso) la persona è tendenzialmente portata a disconoscere il proprio ruolo in ciò che gli accade, ponendosi quindi passivamente di fronte all’esperienza. Al contrario, ammettere e comprendere il proprio contributo nell’esperienza vissuta, pone la persona in un ruolo “attivo” dove anche la responsabilità personale viene riconosciuta.
È importante dire che, come spesso accade, una posizione sufficientemente flessibile ed equilibrata tra queste due polarità può favorire un approccio positivo e costruttivo alle esperienze.
Il diritto a rivendicare le nostre scelte che determinano il nostro destino appare comunque una forza inesauribile capace di sostenerci e guidarci anche se, nel presente, tutto sembra avversare ciò in cui crediamo e quello che sentiamo essere giusto per noi.
Stringere con forza il timone è un’azione possibile solamente quando non solo sentiamo gli obiettivi come “nostri”, ma soprattutto quando avvertiamo la presenza della nostre esperienze, della nostra storia.
Osservare e costruire le proprie intenzioni non può prescindere dalla consapevolezza del nostro passato, l’unica in grado di dare un senso a ciò che perseguiamo e capace di motivare, istante dopo istante, la nostra volontà.
In questo senso essere “Custodi della propria storia” significa conservare ed essere consapevoli del ruolo che abbiamo avuto nelle nostre esperienze; dovremmo riuscire a tutelare il nostro passato, interessarci ad esso tanto quanto ci interessiamo del nostro futuro.
Questo riguarda non solamente i momenti positivi e piacevoli che abbiamo attraversato ma, in particolar modo, i periodi difficili e dolorosi che hanno segnato la nostra storia; è infatti attraverso la costante ri-lettura e ri-costruzione della nostra personale narrazione che possiamo prendere coscienza della nostra natura indomita.
(L’immagine è un dipinto ad acquerello realizzato personalmente)