Kevin Cattivelli | L’incontro con l’Altro. Il graduale ritorno alla “normalità”.
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L’incontro con l’Altro. Il graduale ritorno alla “normalità”.

Con l’inizio della Fase 2, forse più avviata di quanto non immaginassimo una settimana fa, molte persone stanno rivendicando la Primavera che per ovvie ragioni ci è stata negata.

Il sole e la temperatura favorevole ci stanno invogliando e accompagnando ad uscire, mostrandoci, alla luce del sole, che il mondo là fuori non è poi così cambiato e che quella tanto agognata “normalità”, rimpianta da molti, non sembra affatto lontana. Qualcuno, spero pochi, penserà addirittura che questo isolamento forzato non fosse affatto necessario.
Ho notato come la sensibilità al problema del virus, e del contagio in particolare, cambi molto a seconda che la persona ne abbia fatto esperienza o meno, se abbia perduto qualcuno o se invece non abbia saputo di nessuno, nemmeno di un lontano amico, ricoverato per Covid.
Non è certo una novità che ciò che non ci tocca direttamente sembra non riguardarci, ma certamente il ritorno alla normalità sembra essere più immediato per qualcuno e decisamente meno per altri, con le evidenti differenze geografiche a farne da cornice.

Ritornare alla normalità che conoscevamo è però impossibile.
Ritroveremo una moltitudine di aspetti familiari ma, proprio nell’incontro con questa moltitudine, ci accorgeremo che sarà il nostro modo di avvicinarci ad essa ad essere cambiato; potremmo dire che il cambiamento è avvenuto dentro di noi piuttosto che nel mondo che è rimasto lì fuori.

In particolare è l’incontro con l’altro a connotare la nostra familiarità sospesa.
È nell’incontrare l’altro che ognuno di noi ha l’opportunità di crescere e di confrontarsi, scegliendo cosa mostrare di sé e cosa invece secretare, accettando e ricercando quelle esperienze relazionali che ci diranno molto di noi, di chi siamo e del mondo che costruiamo.
In questa fase molti stanno riprendendo a incontrare altre persone, seppure con le dovute precauzioni; il ritorno sul luogo di lavoro, il rientro presso la propria residenza, l’appuntamento con il fidanzato per andare a correre e la furtiva passeggiata sui colli con qualche amico. Tutte situazioni “normali” fino a qualche tempo fa ma, per alcuni, quella familiarità tanto ricercata sembra essere andata perduta, ormai irriconoscibile.
Il senso di estraneità è probabilmente una sensazione che potremo ritrovare nei prossimi giorni; non solo quella rivolta verso il mondo esterno, che potrebbe apparire curioso e sfigurato, ma soprattutto quella riguardante noi stessi, facendoci sentire estranei a noi stessi.

Al di là del modo con cui ognuno sta attraversando questo periodo (con maggiore o minore capacità di adattamento), è pur vero che l’emergenza che ci ha travolto ha inevitabilmente segnato tutti noi; un’emergenza che abbiamo trascorso privatamente, una rigorosa limitazione che ci ha investito rapidamente e obbligato, la maggior parte di noi, ad affrontare l’incertezza nella solitudine.
Se la clausura forzata ci ha permesso, in queste settimane, di fermarci prendendo maggiore coscienza di cosa vogliamo, soffermandoci nell’intimità e obbligandoci a trovare risorse dove prima non pensavamo potessero esserci, è anche vero che non possiamo bastare a noi stessi; quelle certezze che a poco a poco ci siamo costruiti, con fatica, saranno ora messe alla prova con il mondo esterno, nel confronto con l’altro.

Ciò che abbiamo sognato, sofferto e fantasticato sarà ora obbligato ad uscire allo scoperto, presentandosi agli occhi degli altri; troveremo, nello sguardo dell’altro, le conferme a ciò che sentiamo. Il dolore per la perdita di una persona cara, elaborato intimamente tra le mura di casa, dovrà ora “impattare” nella quotidianità, riattivando il lutto in parte ancora sopito. La rabbia accumulata per il senso di abbandono o per il senso di costrizione, troverà il modo di farsi sentire e l’oggetto su cui scagliarsi. L’ansia trasalita mentre abbiamo osservato il mondo dalla finestra, si racconterà nelle prossime settimane mentre torneremo ad intrecciare la nostra vita con quella degli altri.

Incontrare l’altro ci aiuterà a capire a che punto siamo arrivati; incontreremo, nell’altro, quel riflesso che per tutto questo periodo ci è mancato e di cui avvertiamo il bisogno, raccontando a noi stessi come stanno davvero le cose.